I domenica di avvento – ATTENDERE E’ PRENDERCI CURA DI NOI
Attendere significa “tendere verso”, attesa, attenzione. A tutti noi sarà capitato di aspettare l’arrivo di una persona amata alla stazione, allora la tensione, motivata dal desiderio di incontrarla, diventa più forte e l’attesa si carica di un’attenzione che tiene all’erta tutti i sensi e in questa trepidazione si vive la dolcezza di tanti ricordi, ma anche le fatiche e i dolori che si sono sopportati insieme.
L’attesa apre il nostro cuore al ricordo. E’ un’esperienza che emoziona e che trasforma.
Con il tempo dell’avvento noi cristiani impariamo a vivere “l’attesa della venuta”, l’avvento del Signore Gesù che amiamo.
Non sappiamo quando verrà ed è proprio questa mancanza di un appuntamento preciso che rende l’attesa, del ritorno glorioso del Signore, dolce perché siamo certi che Lui è degno di fiducia e certamente tornerà; ma anche più trepidante perché non possiamo permetterci di essere lontani quando arriverà da noi.
Egli stesso ci invita a fare attenzione, a vegliare, a non perdere quella tensione che ci permetterà di realizzare con Lui il definitivo incontro.
Egli è già venuto una prima volta nel Suo Natale ed è sempre presente nella preghiera, in particolare nella liturgia eucaristica, quando “annunciamo la sua morte, proclamiamo la sua resurrezione, nell’attesa della sua venuta”.
Attendere Lui è attendere la nostra salvezza, è prenderci cura di noi e della nostra vita nello Spirito perché è con Lui che condividiamo tutti i nostri momenti, quelli più belli e quelli più difficili.
UN ESERCIZIO E UNA PREGHIERA – l’attesa
Metti il tuo cuore nella condizione dell’attesa e accendi una candela sul davanzale della finestra a segnalare che stai “vegliando” e che non dimentichi che il tuo Signore “sta alla porta e bussa”… Maranathà, vieni Signore Gesù!
(dal sussidio liturgico-pastorale “Avvento e Natale”, ed. San Paolo)