Fermenti #15 – Non solo informare ma comunicare

Pubblicato giorno 30 maggio 2018 - In home page

Si è conclusa da un paio di settimane la tradizionale assemblea di primavera della Conferenza Episcopale Italiana che è giunta alla 71°esima edizione. Il tema che hanno affrontato i vescovi italiani in questa occasione è stato “Quale presenza ecclesiale nell’attuale contesto comunicativo”.
Introdotti i lavori dal professor Pier Cesare Rivoltella, docente di Didattica e Tecnologie dell’istruzione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha affermato che “la società dell’informazione era una società nella quale l’informazione rivestiva una grande importanza, anzi, era in fondo la cosa più importante. Tuttavia, in essa era ancora possibile distinguere le informazioni da tutto il resto”. Il docente prosegue che nella società dell’informazione essa “non è la cosa più importante, ma parte della civiltà stessa”. Ormai le relazioni sono affidate agli smartphone, agli orologi intelligenti, alla domotica che permettono di “parlare” con il frigorifero o attivare il riscaldamento di casa a distanza.

Sicuramente questa accelerata evoluzione dei mezzi di comunicazione trasforma le regole della comunicazione sia nella società civile che nella chiesa. Ci troviamo in un’epoca in cui siamo sommersi di informazioni grazie al fatto che con un cellulare in mano ognuno di noi può inventarsi giornalista comunicando a tutto il mondo l’evento a cui assiste. Ma ormai siamo in un’altra epoca anche su questo campo dove più che di informazione dobbiamo parlare di comunicazione. Nella chiesa i vecchi bollettini parrocchiali erano l’unico mezzo di informazione e nella società civile i manifesti affissi sulle mura della città in occasione di feste o di campagne elettorali stanno praticamente scomparendo. La solitudine in questo nostro secolo sembra essere diventata la malattia virale che chiede di abbattere le mura che ci dividono e stabilire relazioni nuove e significative. Il tessuto collettivo della società si sta gradualmente sfilacciando e allora non basta sentirsi “vicini” ma siamo di fatto “lontani”. Allora la comunicazione diventa un fatto essenziale e indispensabile anche all’interno della comunità cristiana che rischia di diventare un condominio come nella società si sviluppano oggi varie tribù che non interagiscono.

Ora questa dimensione fa difficoltà ad essere promossa e valorizzata all’interno sia della società civile che ecclesiale. Non è un soprammobile quasi fosse un lusso di chi non ha niente da fare ma uno strumento che mette in comunione non solo le idee ma soprattutto la vita delle persone. Nello stesso quartiere e forse anche nello stesso pianerottolo, si è sconosciuti, ognuno chiuso nel suo IO più profondo ed incomunicabile. Raccontare storie vissute è un servizio indispensabile per spezzare il pane della propria vita con l’altro. Allora va accolto il messaggio dei vescovi italiani e soprattutto l’invito del papa a creare sinergie tra media diversi come internet, radio, televisione e carta stampata.

Luigi Taliani