Fermenti #2 – Un’epoca delle passioni tiepide

Pubblicato giorno 17 novembre 2017 - In home page

 

Il tempo è superiore allo spazio ricorda papa Francesco. È necessario comprendere il tempo che ci è dato di vivere per avere una “bussola” di orientamento per la vita di tutti noi. Scriveva il filosofo Francis Bacon che il tempo è il più grande degli innovatori e di conseguenza, credo, che non bisogna guardare al presente con gli occhi del passato. Oggi viviamo in un’epoca di”passioni tiepide” come ha scritto recentemente Ilvo Diamanti sul quotidiano Repubblica parafrasando il titolo di un noto libro. “Passioni disicantate” potremo dire in particolare dei giovani abituati a proiettare il futuro nel loro sguardo e ad orientare il nostro. Perchè i giovani “sono” il futuro. È l’immagine suggestiva del sondaggio dell’Osservatorio Demo-scop condotto recentemente.

D’altronde, la società, e sopratutto i giovani si sono abituati al clima di sfiducia che grava su di noi. Ormai da troppi anni. Così lo attraversano senza paura. In particolare i giovani-adulti, secondo l’Istat, quelli che hanno tra i 25 e 36 anni che stanno tra la giovinezza e l’età adulta. Cumulano l’insicurezza di chi ha un futuro carico di incognite e la sicurezza di chi i problemi ha iniziato già a sperimentarli. È la metafora di una società che non accetta di invecchiare. Dove tutti, quasi tutti, vorrebbero restare “per sempre giovani”.  A costo di protrarre all’infinito le incertezze degli adolescenti.

La giovinezza, secondo gli italiani,s i allarga sempre di più. Fra coloro che non superano i 36 anni, la giovinezza finisce poco più avanti: a 42 anni. Poi man mano che gli anni passano anche la giovinezza si allunga. Fino a 62 anni per coloro che hanno superato i 71 anni. Parallelamente si allontana anche la soglia della vechiaia. Tanto più che, secondo i più anziani, pardon i meno giovani, si diventa “vecchi” solo dopo aver compiuto 80 anni. Non è una novità la nostalgia della giovinezza spinge a negare la vecchiaia. E si accetta di essere vecchi…solo dopo la morte. La vecchiaia come dis-valore significa negare l’importanza dell’esperienza. D’altra parte l’età adulta si restringe sempre più.

Le fratture generazionali appaiono meno evidenti di un tempo. Lontane le contestazioni sociali, anzi i genitori e la famiglia sono diventati l’appiglio che permette ai figli di protrarre la la loro trasmissione infinita all’età adulta. Si spiega sopratutto così l’importanza attribuita dei più giovani ai rapporti con la famiglia. Tre su quattro li considerano molto importanti, mentre nel 2003 era poco più di uno su due. Segno evidente che il sostegno della famiglia è necessario ma, contemporaneamente aumenta la domanda di in-dipendenza, di crescere e autorealizzarsi, di affermarsi e “fare carriera”. Obiettivo ambito dal 41% dei più giovani: quasi 10 punti in più rispetto ai primi anni 2000. Sono i millenials, sono la generazione della rete. Abituati a comunicare a distanza. E a orientarsi verso “altrove” sostenuti dai genitori e dai nonni. Per questo non riescono a sfuggire il “senso” di solitudine che grava su tutta la società.

Certo i giovani più giovani sono sostenuti e aiutati da reti amicali più fitte. Ma i fratelli maggiori, i più adulti ne soffrono più degli altri. I social permettono di stare sempre in contatto ma da solo davanti al proprio smartphone. Così le passioni non diventano “tristi” ma più tiepide. Perchè le stesse “fedi” sbiadiscono. La politica non interessa quasi più a nessuno, anche tra i più giovani. Quelli che ritengono importante la politica non vanno oltre il 14%. Sono lontani i tempi della contestazione. Insomma non c’è più fede. Lo ha spiegato il sociologo Franco Garelli in testo dal titolo esplicito”Piccoli atei crescono”(IL Mulino 2016). La indagine Demos-cop lo conferma visto che la religione importante solo dal 7% della “generazione della rete”. Un quarto rispetto alla religione nell’insieme, meno di un terzo rispetto al 2003. E le passioni si raffreddano, diventano tiepide. Eppure conviene credere nei giovani. Più di tutti gli altri”credono” nell’Europa. Perchè sono il nostro futuro. E più di tutti gli altri”credono” nel futuro.

Luigi Taliani