Fermenti #20 – La gioia cristiana al cuore dell’esperienza di Paolo VI

Pubblicato giorno 26 ottobre 2018 - In home page

Poche settimane fa, domenica 14 ottobre è stato proclamato santo il Papa Paolo VI. Tante volte durante il suo pontificato veniva presentato come un uomo triste e tormentato dal dubbio ma papa Montini sottolineava che la realtà va vista sotto dimensioni diverse. Il 9 maggio 1975 nel cuore dell’Anno Santo dedicato ai temi del rinnovamento e della riconciliazione, Paolo VI pubblica l’esortazione apostolica Gaudete in Domino (=GD)  da molti considerato “il primo scritto ufficiale della Chiesa tutto dedito alla gioia”. Difficile, quindi comprendere Paolo VI, la sua vita e il suo ministero, senza riferimento alla gioia.

Perché la scelta di questo tema?

Paolo VI, sempre molto attento anche a chi è lontano dalla fede, intuisce lo “strano paradosso” della coscienza contemporanea: pur desiderando la vera felicità,sperimenta  allo stesso tempo l’incapacità di raggiungerla.

Due i motivi che rendono “particolarmente acuto” il paradosso:

a) In una società tecnologicamente avanzata come la nostra sembra prevalere ancora di più la “solitudine“, la “sete di amore“, il senso di una “presenza non soddisfatta” e un “vuoto mal definito“.

b) Le “miserie” fisiche e morali che affliggono l’umanità, pur “non essendo più profonde di quelle del passato”, oggi  “assumono una dimensione planetaria“, in quanto “meglio conosciute” e “illustrate dai mass media” (GD). Alla luce di questi disagi Polo VI si convince della necessità di non rinunciare a parlare della gioia e di non smettere di sperare in essa. Decisivo gli appare prestare attenzione una rinnovata attenzione alla dimensione “spirituale” della gioia:

Il problema ci appare soprattutto di ordine spirituale. E’ l’uomo,nella sua anima,che si trova sprovvisto nell’assumere le sofferenze e le miserie del nostro tempo.(…) Egli ha desacralizzato l’universo ed ora l’umanità; ha talora tagliato il legame vitale che lo univa a Dio.(…) Dio gli sembra astratto,inutile:senza che lo sappia esprimere, il silenzio di Dio gli pesa. Si,il freddo e le tenebre sono anzitutto nel cuore dell’uomo che conosce la tristezza“. (GD, I).

Al centro dell’attenzione di Paolo VI vi è l’uomo e il suo rapporto personale con Gesù. Invita a “contemplare” ilSalvatore,mentre nella pieneza della sua umanità, con semplicità, realismo e sensibiltà, realismo e sensibilità, fa quotidianamente esperienza delle gioie umane:
Nella sua umanità,egli ha fatto l’esperienza delle nostre gioie.(…) Egli ammira gli uccelli del cielo e i gigli dei campi.(…) Egli esalta volentieri la gioia del seminatore e del mietitore,quella dell’uomo che scopre un tesoro nascosto,quella del pastore che ritrova la sua pecora o della donna che  riscopre la dramma perduta,la gioia degli invitati a nozze quella del padre che accoglie il proprio figlio.al ritorno da una vita di prodigo e quella della donna che ha appena dato alla luce il suo bambino” (GD, III).

Infine le gioie che Gesù apprezza di più sono quelle che nascono da incontri autentici e personali,nei quali i suoi interlocutori trovano un compagno di viaggio e un amico.

Luigi Taliani