Fermenti #34 – Vuoi un caffè?

Pubblicato giorno 25 ottobre 2019 - In home page

Al principio di un nuovo anno pastorale, ci si affanna a “reclutare” catechisti, operatori pastorali… per dare inizio alle molte attività parrocchiali. Papa Francesco ci ricorda che le relazioni vengono prima delle prestazioni. Un vescovo del Nord Italia, Mons. Delio Olivero della Diocesi di Pinerolo, ha titolato la nuova lettera pastorale Vuoi un caffè?” ovvero “ho tempo per te”.

È un contributo sul valore della relazione. Dona del tempo per costruire una relazione: nelle parole c’è un pezzo della tua vita e riduci il confine tra me e te. Oggi le generazioni cambiano velocemente a ritmi molto stretti. Uno dei problemi urgenti della Chiesa è la generazione giovanile, non per niente è stato celebrato lo scorso ottobre 2018 un “Sinodo dei Giovani”. Ma chi sono?

come-preparare-caffe-con-moka_modulo_immagine_desktop-tablet

 

Proviamo a capirci qualcosa. Stiamo parlando dei ventenni di oggi, ossia della cosiddetta “Generazione Zeta” o “Post-Millenials” cioè tutti quelli nati dopo il 1994 (o 1995 o 1997 a seconda delle fonti) e che oggi non hanno più di 25 anni. Non si può generalizzare troppo su questa fascia di popolazione in realtà molto eterogenea. Se non sapete di che cosa stiamo parlando chiariamo subito una cosa: gli Zeta non c’entrano nulla con Zorro, forse non sanno nemmeno chi sia. Comunque gli Zeta vanno nettamente distinti dagli “Ypsilon” che potrebbero non avere memoria delle Torri Gemelle del 2001 dato che avevano solo 6/8 anni.

Ma sono loro i veri nativi digitali perché nati e cresciuti nella pletora degli smartphone, tablet e app non sanno nulla dell’evoluzione dei cellulari perché hanno conosciuto solo l’iphone al quale sono sempre connessi. Allo stesso modo molti Zeta sono figli di Netflix, di You Tube e dei suoi “guru”.

Molti studiosi confermano che gli Zeta si caratterizzano per un basso livello di concentrazione. Oggi gli ideali dovrebbero durare il tempo di Instagram ed è tutto così veloce che fa venire il fiatone a seguirli. Quale “terapia”? I giovani non vogliono obblighi, ma orientamenti di vita e accompagnamento da parte degli adulti. Non un indottrinamento, ma creare relazioni significative e “prendere con loro un caffè”.

Luigi Taliani