Frammenti – Convertire Peter Pan

Pubblicato giorno 14 gennaio 2022 - In home page

Armando Matteo
Convertire Peter Pan – il destino della fede nella società dell’eterna giovinezza
Ancora 2021

Armando Matteo, con questo suo libro, dà un contributo attivo, al “cammino insieme”, proposto alla Chiesa da papa Francesco. L’autore legge la realtà e vede che oggi gli adulti pensano, vestono, si comportano da giovani. A nessuno di loro sembra far comodo prendersi, ad esempio, le responsabilità educative, che sono prerogativa della generazione adulta. Da questa analisi, già ampiamente sviluppata in opere precedenti, l’autore passa al discernimento sulle cause e sulle conseguenze future della scelta dell’eterna giovinezza. Elabora, poi, alcune proposte di cambiamento, che offre alla riflessione del lettore.

Per la coscienza collettiva, il “sistema generale” pre-covid non ha nulla di particolarmente difettoso, a cui mettere mano. Il pre-covid, il prima, è, secondo Matteo, contrassegnato dal godimento della libertà, della unicità, della potenza di vita, che ha i suoi centri nei ristoranti, bar, pizzerie, palestre, centri estetici, discoteche, stabilimenti al mare e in montagna, concerti …

Per l’adulto Peter Pan, quello di prima è l’ordine giusto del mondo. Lo conferma il fatto che, pur con difficoltà, la maggioranza della popolazione non ha modificato il proprio tenore di vita e l’io continua a non far volgere lo sguardo agli altri e al mondo (cfr. Fratelli Tutti, 105)

Servono, oggi, adulti miti. Serve mettere fine al giovanilismo.

Solo attraverso l’incontro con Gesù e con il suo Vangelo, l’adultità “samaritana” sarà possibile. Serve, oggi, una pastorale unitaria e non “a settori” … non una pastorale “perfetta”, ma un progetto che possa farsi carico di ciò che, al presente, la storia chiede.

Altre cose, che si possono fare già da subito secondo Matteo sono:

  • Avviare una grande stagione di cammino insieme, elencando tutto ciò che si fa in parrocchia, per vedere se “rimanda a Gesù”, poi sognare insieme, cercare, progettare …
  • In qualche luogo, forse è utile ridurre il numero delle celebrazioni, per curare di più quella unica celebrazione o quelle poche, che si vivono.
  • I giovani che hanno meno di 30 anni non hanno avuto l’opportunità di cogliere le caratteristiche dell’esperienza cristiana del vaticano II, ad esempio, il fatto che la fede non solo guarda a Gesù, ma deve condividere il suo modo di declinare le scelte, i comportamenti, gli atteggiamenti, nelle situazioni concrete della vita.
  • Nessuno può vivere da cristiano, senza conoscere il modo concreto, con cui Gesù si è rapportato alla realtà: servono la lettura e l’ascolto della parola e una buona educazione alla preghiera.
  • L’automatismo con cui sono amministrati i sacramenti è da trasformare, nei tempi e nei modi, privilegiando l’aiuto a capire che cosa significa fare un incontro personale con il signore Gesù.
  • Oggi, nelle celebrazioni non si canta più. Forse, è da rinnovare il repertorio dei canti proposti.
  • Si può ipotizzare, nelle parrocchie, “il giorno dell’ascolto”, nel quale sacerdoti e laici che donano il proprio tempo (cfr. Lc 10, il samaritano), con accoglienza e mitezza incontrano le persone che desiderano ascoltare una parola di speranza, confessarsi, dialogare, essere aiutate in una scelta impegnativa …
  • Chi si mette a disposizione per un servizio (lettore, accolito, catechista …), deve ricevere una adeguata formazione.
  • Nelle parrocchie, si può cominciare a pensare a un progetto educativo unitario, studiando le modalità più opportune, lavorando insieme: genitori, catechisti, educatori, animatori sportivi e di gruppi, associazioni culturali …

La frase ricorrente, in queste proposte è: “oggi occorre vivere e testimoniare un cristianesimo fatto di mitezza e di gioia”.

S.C.