Frammenti – CRISTIANI IN UN MONDO CHE NON LO È PIÙ

Pubblicato giorno 11 giugno 2024 - In home page

Jozef de Kesel, CRISTIANI IN UN MONDO CHE NON LO È PIÙ – la fede nella società moderna, Libreria Editrice Vaticana, 2023

 

Il libro del cardinale belga de Kesel inizia con l’analisi di questo momento storico, nel quale molti cristiani sono scoraggiati e preoccupati per la fine del Cristianesimo.

De Kesel, interpretando ciò che dice papa Francesco, sottolinea progressivamente che stiamo assistendo non alla fine della Chiesa, ma alla fine di un certo tipo di Cristianesimo, con un linguaggio che sottolineava i doveri di un credente, le “regole” da osservare, forse basate sul “si è sempre fatto così” o sulla devozione.

I cristiani, oggi, sono una minoranza: le chiese sono vuote, è vero. Ma i cristiani non possono essere persone che rinunciano a credere, perché sono poche e scoraggiate.

Oltre a chiedere al Signore la forza per credere in Lui e rispondere liberamente al suo amore, i cristiani devono impegnarsi a cercare Dio, ad ascoltare di più la sua Parola, a rispondere a Lui con la preghiera e le scelte di ogni giorno, ad accogliere chi è diverso, più fragile, anziano, malato o cerca la speranza, in un paese diverso dal proprio. Tutti gli uomini e le donne, che i cristiani forse non incontreranno mai, sono fratelli e sorelle amati da Dio come figli, e non esseri “inferiori”, solo perché hanno lingua, usi, cultura, diversi.

La Chiesa, dice de Kesel, non vive chiusa in sé stessa, separata dal mondo. Il bene c’è, anche al di fuori della Chiesa. Essa non può comportarsi come un mondo a parte, un’isola felice di persone perfette: è un popolo di donne e uomini che hanno bisogno di perdono, di tanto perdono … La Chiesa non può neppure vivere in opposizione al mondo di oggi, perché esso è amato da Dio, di un amore senza misura, anche se ci sono guerre, violenze, violazioni della dignità umana, sotto tante forme.

La Chiesa di domani sarà numericamente più piccola, ma dovrà annunciare con più gioia e profondità la buona notizia che Dio è un Padre, padre di tutti, proprio tutti, che Gesù è il Figlio di Dio: nato, morto e risorto per amore e ha offerto la sua vita, perché la nostra esistenza non finisse con gli anni in cui viviamo sulla Terra.

La Chiesa ama, non obbliga, non impone di credere. Vive le parole di Gesù: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10b). La Chiesa, aperta, uscirà, si unirà, camminerà con tutte le persone che cercano un significato per la loro vita, per il loro lavoro, i loro affetti, e umilmente si impegnano per far fiorire i piccoli semi di bene che Dio ha messo e continua a mettere nel cuore di ogni suo figlio e di ogni sua figlia.

Non sarà una Chiesa di pessimisti, di persone tristi e paurose, solo perché la Chiesa appare più piccola e sembra più debole. Gesù ha detto: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20b).

Il libro di de Kesel si chiude con una grande speranza che si traduce in impegno per i cristiani: le parole iniziali della costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (GS 1).

S.C.