Frammenti – IL FUTURO DELLA CHIESA (J. Ratzinger, 1969)

Pubblicato giorno 6 marzo 2021 - In home page

E con questo siamo arrivati al nostro oggi e ad uno sguardo sul domani. Il futuro della Chiesa può venire e anche oggi verrà solo dalla forza di coloro, che hanno profonde radici e vivono con una pienezza pura della loro fede. Esso non verrà da coloro che prescrivono soltanto ricette. Esso non verrà da coloro che di volta in volta si adeguano al momento che passa. Esso non verrà da coloro che criticano soltanto gli altri, ma che ritengono se stessi una misura infallibile. E neppure verrà da coloro che scelgono solo il cammino più comodo, che evitano la passione della fede e che dichiarano falso e sorpassato, tirannia e legalismo tutto ciò che impone sacrifici all’uomo e lo obbliga ad abbandonare se stesso. Diciamo questo in forma positiva: anche questa volta, come sempre, il futuro della Chiesa verrà fuori dai nuovi santi. E dunque da uomini, la cui capacità di percezione va al di là delle frasi e proprio per questo sono moderni. Da uomini, che sanno vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi. L’altruismo, che rende libero l’uomo, si acquista solo nella pazienza delle piccole rinunce quotidiane a se stessi. In questa passione quotidiana, che sola permette all’uomo di sperimentare quanto il suo io lo leghi, in questa passione quotidiana e solo in essa l’uomo progressivamente si apre. Egli vede solo nella misura in cui ha amato e sofferto. Se oggi ci è difficile percepire ancora Dio, questo dipende dal fatto che ci è diventato troppo facile evitare noi stessi e fuggire davanti alla profondità della nostra esistenza nello stordimento di una qualsiasi comodità. Se è vero che si vede bene solo con il cuore come siamo ciechi noi tutti!

Che cosa significa questo per la nostra questione? Significa che le grandi parole di quelli che ci profetizzano una Chiesa senza Dio e senza fede, sono vuota chiacchiera. Una chiesa , che celebra il culto dell’azione in “preghiere” politiche, non ci serve. E’ del tutto superflua. E per questo tramonterà da sé. Rimaniamo la Chiesa di Gesù Cristo, la chiesa, che crede in Dio che si è fatto uomo  e che ci promette la vita oltre la morte. Parimenti il prete, che sia soltanto un funzionario sociale, può essere sostituito da psicoterapeuti e da altri specialisti. Ma sarà ancora necessario il prete, che non è specialista, che non tiene se stesso fuori gioco, quando per ragioni d’ufficio dà consigli, ma che in nome di Dio si mette a disposizione degli uomini e per essi è nella loro tristezza, nella loro gioia, nella loro speranza e nella loro angoscia.

Procediamo oltre. Anche questa volta dalla crisi di oggi verrà fuori domani una chiesa, che avrà perduto molto. Essa diventerà più piccola, dovrà ricominciare tutto da capo. Essa non potrà più riempire molti degli edifici, che aveva eretto nel periodo della congiuntura alta. Essa, oltre che perdere degli aderenti numericamente, perderà anche molti dei suoi privilegi nella società. Essa si presenterà in modo molto più accentuato di un tempo come la comunità della libera volontà, cui si può accedere solo per il tramite di una decisione. Essa come piccola comunità solleciterà molto più fortemente l’iniziativa dei suoi singoli membri. Certame4nte essa conoscerà  anche nuove forme di ministero e ordinerà sacerdoti dei cristiani provati, che esercitano una professione: in molte delle comunità più piccole e in gruppi sociali omogenei la cura d’anime sarà normalmente esercitata in questo modo. Ma accanto a queste forme sarà indispensabile la figura principale del prete, che esercita il ministero come lo ha fatto finora. Ma, nonostante tutti questi cambiamenti che si possono presumere, la chiesa troverà di nuovo e con tutta l’energia ciò che le è essenziale, ciò che è sempre stato il suo centro: la fede nel Dio unitrino, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, nell’assistenza dello Spirito, che durerà fino alla fine. Essa riconoscerà di nuovo nella fede e nella preghiera il suo proprio centro e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica.

Sarà una chiesa interiorizzata, che non mena vanto del suo mandato politico e non flirta né con la sinistra né con la destra. Esso farà questo con fatica. Il processo infatti della cristallizzazione e della chiarificazione le costerà anche talune buone forze. La renderà povera, la farà diventare una chiesa dei piccoli. Il processo sarà tanto più difficile, in quanto dovrà essere segregata da una parte una mentalità da setta, dall’altra un tronfio arbitrio. Si può prevedere che tutto questo richiederà del tempo. Il processo sarà lungo e faticoso, proprio come fu molto lungo il cammino che portò dai falsi estremismi alla vigilia della rivoluzione francese, quando anche per i vescovi era diventato di moda mettere in ridicolo dei dogmi e forse lasciare persino intendere che non si riteneva sicura neppure l’esistenza di Dio, fino al rinnovamento del XIX secolo. Ma dopo la prova di queste divisioni uscirà da una chiesa interiorizzata e semplificata una grande forza. Gli uomini infatti saranno indicibilmente solitari in un mondo totalmente pianificato. Essi sperimenteranno, quando Dio sarà per loro interamente sparito, la loro totale e spaventosa povertà. Ed essi scopriranno allora la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo.

Come una speranza, che li riguarda, come una risposta a domande, ch’essi da sempre di nascosto si sono poste. A me sembra certo che si stanno preparando per la chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Si deve fare i conti con grandi sommovimenti. Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la chiesa del culto politico, che ha già fatto fallimento con Gobel, ma la chiesa della fede. Certo essa non sarà mai più la forza dominante della società, nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà agli uomini come la patria, che ad essi dà vita e speranza oltre la morte.

Joseph Ratzinger, 1969, Fede e Futuro