Frammenti – Ma è anche la parola dell’uomo che Dio si attende da noi (card. Ravasi)

Pubblicato giorno 31 gennaio 2021 - In home page

La scorsa domenica, come nello scorso anno nel mese di gennaio, il Papa ha celebrato “la Domenica della Parola di Dio”.

Martin Lutero sosteneva che in Italia la Sacra Scrittura è “così dimenticata che rarissimamente si trova una Bibbia”, mentre Paul Claudel, alla metà del Novecento, ironizzava sul rispetto che i cattolici mostrano verso la Bibbia, “tenendosene a debita distanza”. Oggi il Papa ci invita a “riscoprire valore, vitalità e centralità delle Sacre Scritture”; però, alcuni aspetti si sono perduti.

Primo fra tutti, la necessità di ritornare alla conoscenza della Scrittura con la stessa carica e passione verificatesi subito dopo il Concilio Vaticano II, che aveva avvicinato molto i testi sacri ai fedeli. Attraverso l’iniziativa “la Domenica della Parola di Dio” il Papa vuole proporre ai credenti il ritorno ad una certa vitalità, perché oggi, nel fluire della storia, l’interesse per le questioni di tipo sociale e/o antropologico è più avvertito del bisogno di avere un riferimento basato sulle Scritture. Un appello, quindi, a riscoprire la Bibbia, a “riappropriarsene”, con la stessa passione degli anni postconciliari, come lampada per i propri passi.

Altro aspetto da valorizzare è lo studio della Bibbia, anche dal punto di vista culturale. Un  elemento di riflessione è pensare la Bibbia come grande codice della cultura occidentale, stella polare del comportamento, imprescindibile per chi si ponga domande di senso. Umberto Eco si chiedeva: “Perché i nostri ragazzi devono sapere tutto degli eroi di Omero e non sapere nulla di Mosè e del Cantico dei Cantici, entrambi fondamentali per la formazione culturale?”.  Occore riproporre la Bibbia come filigrana del tessuto culturale, storico e artistico.

Infine, importante anche l’elemento dell’ermeneutica, cioè dell‘interpretazione della Bibbia, perché la religione ebraico-cristiana è una religione storica ed incarnata. Quando si dice “Parola di Dio” si afferma una verità non completa perché la Bibbia è “Parola di Dio e parola dell’uomo”, è un dialogo; non è soltanto la parola di Dio rivolta a noi, ma anche la parola che Dio si attende, rivolta da noi a Lui.

La Bibbia è una storia, è la storia di Dio con l’uomo, è la nostra storia.

Emblematico è il racconto di Emmaus, da cui il Papa trae il titolo della Lettera Apostolica  “Aperuit illis”: prima Gesù cammina con i discepoli spiegando le Scritture e facendo loro ardere il cuore; poi spezza il pane, prefigurando così la struttura della celebrazione eucaristica.

La Bibbia è anche lo strumento, il nodo d’oro che tiene insieme il dialogo ecumenico ed interreligioso.

La Bibbia è il libro del popolo; oltre ad essere il testo costante della liturgia occorre che essa sia il libro fra le mani delle persone semplici, il libro quotidiano, da far entrare nelle piazze e nelle nostre case, perché racconto del popolo. In passato, fin dal Medioevo, per chi non sapeva leggere, la Sacra Scrittura veniva mostrata in pareti affrescate e in immagini sacre; ai giorni nostri sarebbe buona cosa “trascrivere” la Bibbia e stimolare la riflessione sui grandi temi religiosi attraverso l’arte, la cultura, il cinema e i nuovi linguaggi. Non è semplice, il rischio di banalizzazione o spettacolarizzazione è dietro l’angolo, ma occore avviare una seria riflessione e “scommettere” di più su questo versante che richiede competenza e coraggio.

 (articolo tratto da una ripresa televisiva –  EmmeTv)