I Segni dei Tempi #11 – Il grande rinvio, l’inverno demografico

Pubblicato giorno 18 aprile 2018 - In home page

Qualche dato, qualche riflessione, qualche proposta per un tema enorme e di grande importanza per il futuro dell’Italia e di ognuno di noi. Ovviamente, come per altri temi trattati, l’articolo vuole essere solo un invito ad approfondire questo aspetto del tempo che viviamo.

Quando si affronta tale argomento la prima cosa che salta agli occhi è lo spostamento verso un’età più avanzata per la nascita del primo figlio. Se nel 1955 l’età media delle donne madri per la prima volta era di 20-22 anni, già nel 1980 era 32 anni ed oggi si è ulteriormente innalzata, quindi sempre più vicina alla fine fisiologica per la procreazione. Questo significa che se nel 1964 i nati sono stati 1.016.120, nel 2008 i nati erano 570.000, nel 2014 sono scesi a 509.000 e, se andiamo avanti con questo trend, senza riuscire a invertirlo, nel 2026 nel nostro Paese nasceranno meno di 350 mila bambini all’anno, il 40% in meno del 2010.

Se in Italia non nascono più bambini non può non esserci una correlazione con la crisi economica, questo è il primo aspetto su cui poniamo attenzione. E’ pur vero che non sempre ristrettezze economiche hanno significato fare meno figli, vedi gli anni del dopo guerra, ma oggi la coincidenza tra ciclo economico – lavorativo e la nascita di figli sta assumendo contorni impressionanti. Nel 2014 quando si svuotavano i reparti di maternità, il potere di acquisto delle famiglie scendeva del 10,7% rispetto agli anni precedenti.

Un ulteriore dato su cui riflettere è il tasso di fecondità. Nel 1995 era di 1,19 figli per donna (minimo storico), oggi siamo saliti a 1,39 ma con due particolarità, le donne del nord fanno 1,45 figli e quelle del meridione 1,31 e le straniere non compensano più il crollo demografico. Questo ha un significato preciso, sono le condizioni di lavoro che pesano sulla decisione di fare figli. Il lavoro delle donne è lo strumento per sostenere concretamente la formazione della famiglia e quindi la maternità. I contratti a termine, le collaborazioni, tutto il lavoro atipico condiziona la volontà nel generare. “Se hai un lavoro stabile, puoi fare una scelta stabile”, e non si può dire che avere un figlio non sia scelta stabile. Questo slogan del demografo Vignoli è diventato realtà, si rinuncia al secondo e terzo figlio e si rinvia la nascita del primo.

Se si vuole fare qualcosa per aiutare le nascite, non per motivi patriottici o per garantire le pensioni o per motivi morali e religiosi o per superare il malessere sociale, bisogna ridurre l’area dell’incertezza lavorativa e creare servizi coerenti (asili nido, bonus bebè, ecc.). Anche nella Chiesa chi tenta di far venire sensi di colpa per la mancata procreazione “Dio ti aveva assegnato 6 figli e ne hai fatto solo uno, cosa dirai quando ti presenterai a Lui?” dovrà fare i conti con dati incontrovertibili. Inutile il moralismo, serve l’impegno nella politica e nella società ed insieme far crescere la speranza di una vita migliore.

Dopo aver aperto uno squarcio nel rapporto lavoro/nascita dei figli proviamo a vedere in quale contesto nascono questi pochi figli. In Italia il 70% delle nascite avviene all’interno del matrimonio. Nel 2014 insieme al crollo del potere di acquisto delle famiglie crollava anche il numero dei matrimoni e, quindi di conseguenza, anche quello delle nascite. Di nuovo la crisi economica – lavorativa è al centro di queste difficoltà ma, oggi si apre uno spiraglio positivo. Nel 2016 i matrimoni hanno superato i 200.000 e questo farebbe sperare in un ridimensionamento del calo delle nascite dovuto proprio al recupero dei matrimoni.

Proviamo a dare qualche ulteriore dato. 1- Il lavoro di cura. Il dato relativo al lavoro domestico è impressionante: la donna utilizza 4 ore e 9 minuti per questo tipo di impegno ed il maschio solo 1 ora e 52 minuti mediamente nell’arco della giornata. E’ certamente un problema culturale ma questa mancata uguaglianza di genere non aiuta la natalità. In un altro articolo abbiamo accennato alle famiglie sandwich: famiglie, in particolare le donne, che debbono prendersi cura dei figli e contemporaneamente di genitori anziani i quali non sono più di aiuto nella cosiddetta rete parentale di supporto. 2- I servizi di welfare. La regione prima in Italia per l’offerta di asili nido copre il 26,8% del bisogno ed è l’Emilia Romagna, la Calabria offre solo il 2,1% di risposta al bisogno. Naturalmente non è solo questione di offerta, ma anche quando questa esiste è questione di costi, sono troppo elevati. E’ facile intuire come questo non faciliti la genitorialità.

Proviamo a tracciare alcune linee di sintesi e di proposte.
Il nostro Paese è investito da una profonda trasformazione demografica: si vive più a lungo e si fanno meno figli. La popolazione italiana invecchia, le previsioni danno nel 2060 il raddoppio della popolazione ultra 85enne, si passerà dagli attuali 1,7 milioni a circa 6 milioni di individui.

Parallelamente l’Italia si trova a vivere una preoccupante e crescente situazione di denatalità e persino le regioni del Mezzogiorno, negli ultimi 20 anni, sono state incessantemente interessate dal declino delle nascite.
Negli ultimi 10 anni la profonda crisi economica ha ridotto in maniera significativa e diseguale i redditi, ampliando le disparità e vedendo progressivamente dilagare povertà ed esclusione a danno delle famiglie.

Per fronteggiare queste sfide bisogna investire su un nuovo modello di società futura che sia frutto di proposte politiche incisive, atte a investire sulla famiglia e sul ruolo che può esercitare in termini di coesione e volano di sviluppo. La famiglia, infatti, è il luogo deputato a incentivare le relazioni, la cura e la generatività. Si tratta di creare sinergie con l’insieme dell’associazionismo, a partire dal Forum delle famiglie, delle forze sociali e istituzionali, per la costruzione di un Patto per la natalità.

Bisogna sostenere l’importanza dell’occupazione femminile con il mantenimento del posto di lavoro dopo la nascita di un figlio anche attraverso congedi e permessi che facilitino la maternità. Infine la lotta contro la povertà, argomento già trattato con un articolo specifico.

Testi consigliati:
Come siamo cambiati (Roberta Carlini);
Natalità e fecondità della popolazione residente (Istat 2017)
Le Equilibriste (Save the Children)
La Cisl, per l’Europa, il lavoro, il fisco, il welfare (Cisl)

P.G.