I Segni dei Tempi #9 – La Famiglia, cellula vitale della società (parte seconda)

Pubblicato giorno 29 marzo 2018 - In home page

Questo secondo pezzo si fonda sulla DSC che è “mistica del bene comune”, perché chiede di farsi carico delle periferie esistenziali, dei disoccupati, delle fragilità, delle ingiustizie sociali. Proprio per questo abbiamo bisogno di famiglie aperte agli altri, aperte alla storia, aperte al mondo e che utilizzino un linguaggio capace di far parlare il Vangelo all’uomo di oggi. Un linguaggio non clericale e bigotto e allo stesso tempo non annacquato e banale.

Nel primo articolo di presentazione dell’insegnamento sociale della Chiesa abbiamo descritto le quattro colonne sulle quali si regge: la dignità della persona, il bene comune, la sussidiarietà e la solidarietà.

La famiglia, nella sua natura più profonda, incarna i quattro principi cardine della Dottrina sociale della Chiesa: persona, solidarietà, sussidiarietà e bene comune. È infatti in famiglia che si scopre la dignità della persona. È in famiglia che si vive il principio di solidarietà, quando i grandi si preoccupano dei più piccoli e gli adulti non abbandonano gli anziani. La libertà della famiglia di organizzare attività economiche, educative e sociali incarna il principio di sussidiarietà. Il capitale sociale prodotto dalla famiglia sta alla base del bene comune. Quando si rinuncia a chiudersi nel proprio appartamento, il noi della comunità coniugale fermenta verso un noi più grande, il noi del bene comune. Le singole famiglie escono dal privato per assumere consapevolezza di essere ricchezza sociale, perché in esse si apprende la grammatica della pace, si educa al lavoro e alle virtù sociali.

Il Compendio al n.547 offre un metodo di lavoro nell’affrontare i temi sociali: “Il fedele laico deve agire secondo le esigenze dettate dalla prudenza: è questa la virtù che dispone a discernere in ogni circostanza il vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. Grazie ad essa si applicano correttamente i principi morali ai casi particolari. La prudenza si articola in tre momenti: chiarifica la situazione e la valuta, ispira la decisione e dà impulso all’azione. Il primo momento è qualificato dalla riflessione e dalla consultazione per studiare l’argomento richiedendo i necessari pareri; il secondo è il momento valutativo dell’analisi e del giudizio sulla realtà alla luce del progetto di Dio; il terzo momento, quello della decisione, si basa sulle precedenti fasi, che rendono possibile il discernimento tra le azioni da compiere”. In altri termini vedere, giudicare e agire.

A questo punto proviamo a verificare alcune conseguenze, come esempio, delle definizioni sopra dette.

Discriminazione e violenza contro la donna. Non è possibile superare la discriminazione, la subordinazione della donna all’uomo superando le differenze sessuali ma lavorando indefessamente per la valorizzare la dignità della donna. La dignità della persona.

Salvaguardare la persona malata. E’ interessante la scelta del governo che ha messo a disposizione, nella legge di bilancio 2018, 60 mln di euro per il prossimo triennio come primo passo a favore di coloro che assistono i malati in casa, i caregiver familiari. Solidarietà.

Famiglia “sandwich”. Sono le famiglie che da un lato sono attente ai genitori, ai parenti molto anziani con problemi di autosufficienza e dall’altro sono responsabili di figli, nipoti, giovani parenti che hanno bisogno di cura (figli piccoli, persone in difficoltà transitorie, disabili, ecc.). Sono famiglie che vivono spesso in solitudine questa fatica non vista e non riconosciuta. Per queste famiglie bisogna favorire la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di cura o di veglia reciproca. Si possono mettere in campo altre iniziative nella logica della sussidiarietà.

L’ecologia integrale. “L’ecologia umana è inseparabile dalla nozione di bene comune, un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale. E’ «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente». Il bene comune presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale. Esige anche i dispositivi di benessere e sicurezza sociale e lo sviluppo dei diversi gruppi intermedi, applicando il principio di sussidiarietà. Tra questi risalta specialmente la famiglia, come cellula primaria della società. Infine, il bene comune richiede la pace sociale, vale a dire la stabilità e la sicurezza di un determinato ordine, che non si realizza senza un’attenzione particolare alla giustizia distributiva, la cui violazione genera sempre violenza. Tutta la società – e in essa specialmente lo Stato – ha l’obbligo di difendere e promuovere il bene comune. Nelle condizioni attuali della società mondiale, dove si riscontrano tante iniquità e sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali, il principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri. Questa opzione richiede di trarre le conseguenze della destinazione comune dei beni della terra, ma, come ho cercato di mostrare nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, esige di contemplare prima di tutto l’immensa dignità del povero alla luce delle più profonde convinzioni di fede. Basta osservare la realtà per comprendere che oggi questa opzione è un’esigenza etica fondamentale per l’effettiva realizzazione del bene comune.” (Laudato si’, 156).

Quattro ambiti di presenza ed un metodo di lavoro sono un programma per la famiglia.

P.G.