I Segni dei Tempi #2 – Il lavoro che vogliamo (parte 1)

Pubblicato giorno 5 dicembre 2017 - In home page

“Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo, solidale” (parte prima)

Dopo aver pubblicato una sintesi estrema della DSC affrontiamo il primo dei temi di grande interesse: il Lavoro. Il lavoro degno, il lavoro che manca, il lavoro che cambia, il lavoro che non vogliamo.
Utilizziamo, per questo pezzo e per altri successivi, lo slogan della 48° Settimana Sociale dei Cattolici che si è celebrata a Cagliari dal 26 al 29 ottobre 2017 tratto dall’Evangelii gaudium.

Il primo dei quattro pilastri della DSC è il “Valore della persona e la sua dignità”. Dove se non nel lavoro? “Senza lavoro non c’è dignità”, il lavoro è degno quando rispetta la vita delle persone e dell’ambiente, quando rispetta il ritmo ed i tempi della vita, quando viene prima del risultato economico. Quando serve per una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia (art. 36 della Costituzione Italiana).
Forse bisognerà riprendere un’antica proposta, quella della riduzione dell’orario lavorativo generalizzato per avere uno spazio adeguato e normato (vedi proposta di legge sui caregiver) all’impegno di cura degli altri e per permettere a più persone di lavorare.
La sfida è offrire a tutti non solo un lavoro ma un’autentica opportunità di partecipare con le proprie risorse e la propria creatività ai processi economici, culturali e sociali nel territorio dove si vive.

C’è una seconda idea che vale la pena sviluppare: la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’unità produttiva e la loro immissione nella proprietà dei mezzi di produzione ed alla programmazione ed al controllo dell’attività economica. Questa proposta economica e sociale certamente potrà valorizzare la dignità dei lavoratori.
Dopo questa piccola premessa che ci deve aiutare a capire come siano necessarie tutte le proposte per dare dignità alle persone entriamo nell’attualità della 48° settimana sociale.

Iniziamo riportando alcuni brani del discorso che Papa Francesco ha fatto ai partecipanti. Discorso di grande spessore, di denuncia di situazioni anche mortali ma che termina segnalando alcuni segni di speranza.

“Ma non tutti i lavori sono “lavori degni”. Ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori. Offendono la dignità del lavoratore anche il lavoro in nero, quello gestito dal caporalato, i lavori che discriminano la donna e non includono chi porta una disabilità. Anche il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori, che vivono nel timore di perdere la propria occupazione. Io ho sentito tante volte questa angoscia: l’angoscia di poter perdere la propria occupazione; l’angoscia di quella persona che ha un lavoro da settembre a giugno e non sa se lo avrà nel prossimo settembre. Precarietà totale. Questo è immorale. Questo uccide: uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Il lavoro in nero e il lavoro precario uccidono. Rimane poi la preoccupazione per i lavori pericolosi e malsani, che ogni anno causano in Italia centinaia di morti e di invalidi”.
“Il sistema economico mira ai consumi, senza preoccuparsi della dignità del lavoro e della tutela dell’ambiente. La dignità e le tutele sono mortificate quando il lavoratore è considerato una riga di costo del bilancio, quando il grido degli scartati resta ignorato. A questa logica non sfuggono le pubbliche amministrazioni, quando indicono appalti con il criterio del massimo ribasso senza tenere in conto la dignità del lavoro come pure la responsabilità ambientale e fiscale delle imprese. Credendo di ottenere risparmi ed efficienza, finiscono per tradire la loro stessa missione sociale al servizio della comunità”.

Credo che il brano non abbia bisogno di molte spiegazioni e commenti ma pone una domanda: perché aspettiamo che queste denunce le faccia il Papa? Non sarebbe compito dei laici intervenire su tali temi?
Già nel Decreto del Concilio Vaticano II sull’Apostolato dei Laici (18 novembre 1965) si diceva:

“Quanto al mondo, è questo il disegno di Dio: che gli uomini, con animo concorde, instaurino e perfezionino sempre più l’ordine delle realtà temporali. … È compito di tutta la Chiesa aiutare gli uomini affinché siano resi capaci di ben costruire tutto l’ordine temporale e di ordinarlo a Dio per mezzo di Cristo. … I laici devono assumere il rinnovamento dell’ordine temporale come compito proprio e in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operare direttamente e in modo concreto; come cittadini devono cooperare con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità; dappertutto e in ogni cosa devono cercare la giustizia del regno di Dio”.

In una parola è compito dei Laici formarsi per gestire le cose del mondo: lavoro, economia, politica, difesa dell’ambiente, pace, giustizia, ecc.

Piergiorgio Gualtieri