La cultura della cura come percorso di pace

Pubblicato giorno 30 dicembre 2020 - In home page

Il primo gennaio 2021 si celebra la giornata mondiale della pace. Papa Francesco, nel suo messaggio, chiama tutti gli uomini a impegnarsi, perché siano protetti e promossi la dignità e il bene di ogni persona.

Parole chiave del messaggio:

  • Dignità e bene di ogni persona: il primo termine è il timone, il secondo la bussola. Insieme, permettono di navigare, con una rotta sicura e comune.  Il pontefice nota come la pandemia da covid-19 ci ha fatto prendere coscienza che siamo tutti fragili, tutti sulla stessa barca, tutti disorientati, ma ugualmente importanti e necessari, chiamati a remare insieme, perché “nessuno si salva da solo” e nessuno stato nazionale “isolato” può assicurare il bene comune della propria popolazione.
  • Cultura: è l’insieme dei principi e dei valori condivisi, che guidano le scelte e i comportamenti personali e sociali.
  • Cura: è l’attenzione tenera, premurosa, attenta ai fratelli, alle sorelle, alla creazione tutta. Il papa presenta Dio creatore, come modello di cura delle sue creature. La cura della nostra vita e delle relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia, dalla fedeltà, nei confronti degli altri. Gesù si manifesta come colui che il Signore ha consacrato e mandato a portare il lieto annuncio ai poveri. È il buon pastore che si prende cura delle pecore, è il buon samaritano che dona con amore il suo tempo per curare l’uomo ferito. La chiesa delle origini testimonia la missione ricevuta dal risorto, con azioni concrete di misericordia, che curano il corpo e lo spirito.
  • Diaconia: servizio reso con rispetto, attenzione, premura, generosità. La “grammatica” della diaconia è la promozione della dignità di ogni persona, la solidarietà con i poveri, la sollecitudine per il bene comune, la salvaguardia del creato.
  • Principi sociali: promuovono la dignità di ogni persona. Arricchiti dalla riflessione dei padri, sono la base della dottrina sociale della chiesa.
  • Fragilità: è la normale condizione di ogni creatura, che non è eterna, ne’ onnipotente, ma debole, fragile e insicura.
  • Solidarietà e salvaguardia del creato: sono la risposta al dono gratuito dell’amore del Padre, che ha affidato all’uomo, cui ha donato la vita, di continuare la creazione e di custodirla.
  • Famiglia, scuola, università, soggetti della comunicazione sociale: è la rete delle realtà “connesse “, che educa alla cultura della cura, ognuna con la sua ricchezza e specificità. La famiglia dà l’apporto della responsabilità, la scuola e l’università, i soggetti della comunicazione sociale sono chiamati insieme a veicolare un sistema di valori fondato sulla dignità di ogni persona, di ogni comunità linguistica, etnica e religiosa di ogni popolo.
  • Uomini e donne incoraggiati: sono tutti coloro che, a vario titolo, operano nel campo dell’educazione e della ricerca, perché l’educazione stessa diventi più aperta, inclusiva, capace di ascolto paziente, di dialogo costruttivo e di reciproca comprensione.
  • Ruolo delle religioni: è fondamentale, per trasmettere i valori della solidarietà, del rispetto delle differenze, dell’accoglienza dei fratelli e delle sorelle più deboli.
  • Dispersione delle risorse: il papa sottolinea che le ingenti risorse destinate alle armi sono disperse, mentre potrebbero essere utilizzate in modo molto costruttivo, per garantire la sicurezza delle persone, la promozione della pace, lo sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà, la tutela dei bisogni sanitari.
  • Artigiani di pace: sono le persone disponibili a spendersi, per avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro tra gli uomini e le donne, con ingegno e audacia.
  • “la cultura della cura costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace: si sente forte, in questa affermazione del papa, l’eco delle parole di Gesù, al termine della parabola del buon samaritano. “Va’ e anche tu fa’ così” è l’invito rivolto a ognuno di noi, a non cedere alla tentazione di voltarci dall’altra parte, di disinteressarci degli altri, specialmente dei fratelli e delle sorelle più fragili.

S.C.