Sabato Santo – La tunica senza cuciture

Pubblicato giorno 10 aprile 2020 - In home page

LA TUNICA SENZA CUCITURE – LA VITTORIA DELL’AMORE E DELLA MISERICORDIA

“…”Non stracciamola, ma tiriamola a sorte a chi tocca”… Così si compiva la Scrittura che dice: “Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte”. E i soldati fecero così…” (Gv 19, 23-24)
Eccoci arrivati davanti alla tunica di Gesù. L’evangelista Giovanni ne parla così: senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo, da cima a fondo, tirata a sorte.

Gesù è interamente unito a suo Padre e interamente unito a noi. Possiamo trovare la nostra unità solo in lui.
Gesù non cessa di pregare il Padre perché questa unità sia riconosciuta, ricevuta e donata.

Gesù non si riserva e si dona tutto. La tunica è il segno della gloriosa unità che Egli ci lascia dopo che tutto ha compiuto. È la metafora della misericordia di Dio che viene a ricoprire ciò che mascherava la nostra innocenza. È la pelle del nostro essere più profondo, pelle senza strappi e senza graffi, malgrado tutte le disgrazie del mondo; intatta anche se ingombra di detriti.

L’unità che Gesù desidera per noi prende il suo avvio nel rapporto che lo unisce al Padre. Essa viene dall’alto, è dono di Dio; anche il nascere dall’alto, come Gesù disse a Nicodemo, è un vivere questa unità.
La tunica che il Figlio di Dio ci lascia è riscoprire il Padre della misericordia. La nostra vittoria.

Non appartiene a nessuno perché appartiene a tutti. La tunica viene a rivestire Pietro e ciascuno di noi, affinché ci presentiamo gloriosi davanti al nostro Dio.
La tunica di Gesù è la nostra veste di nozze.

Egli ha dato a ciascuno la sua tunica affinché tutti, senza eccezione, potessero presentarsi davanti al Padre santi e immacolati alla sua presenza.

PICCOLO ESERCIZIO PER LA VITA QUOTIDIANA – composizione

La Pasqua del Signore è il fulcro attorno a cui ruota tutta la vita cristiana. Prepariamoci a vivere la veglia pasquale.
Vi proponiamo di leggere con calma il vangelo di Matteo (Mt 28, 1-10). Immagina di “vedere” il sepolcro verso cui le donne si avvicinano: che cosa guardano? Quali sono i sentimenti? Come si muovono in questo spazio? Che cosa desiderano? Cosa le turba?
Rendi vivo e presente il brano nella tua storia di oggi e prova a vedere anche te stesso presente sul luogo: che cosa provi?

(Dal sussidio liturgico-pastorale “Quaresima e Pasqua”, ed San Paolo)