Tra gli Altri #5 – Per una spiritualità del quotidiano (IV)

Pubblicato giorno 30 marzo 2018 - In home page

Vorrei ora soffermarmi solamente su di una delle opere di misericordia spirituale quale è quella del “consigliare i dubbiosi” e che, probabilmente, come amici, fratelli, genitori, colleghi o professionisti abbiamo l’occasione di esercitare con frequenza.

In primo luogo ci chiediamo chi siano i dubbiosi. Il dubbioso, nell’elenco delle opere di misericordia, non può coincidere con l’ignorante o il peccatore poiché per essi ci sono apposite opere citate. Ma il dubbioso non è neppure l’opposto del credente poiché anche quest’ultimo, nella sua personale peregrinatio fidei, è esposto al dubbio. Abramo, Giobbe, Qoelet, per fare solo tre nomi, lo attestano: il dubbio nella fede non è il dubbio della fede poiché se quest’ultimo è proprio dello scettico, il primo è del credente, cioè di colui che, come indica il participio presente, ogni giorno rinnova la sua vittoria sul dubbio. Ma, allora, chi è il dubbioso?

Per san Tommaso, il dubbioso, molto semplicemente e concretamente, è colui che, dati i fini e gli scopi da raggiungere, non sa deliberare sui mezzi idonei. Insomma non sa come raggiungere un obiettivo che gli è noto e che si è dato “Io vorrei proseguire gli studi, ma quale facoltà scelgo?”, “Io voglio bene a mio figlio, ma come posso aiutarlo in questa circostanza?”, “Voglio bene a mio marito, ma cosa posso fare per lui in questo momento?”, “Mi hanno promesso un aumento di stipendio se accetto il trasferimento, ma come faccio poi con la famiglia?”: ecco i dubbiosi!

San Tommaso parla della capacità di consigliare subito dopo aver trattato della prudenza e, pertanto, è necessario capire la prima alla luce della seconda. La prudenza “sceglie con sagacia le cose che giovano in mezzo a quelle che potrebbero nuocere” ed è composta da diverse parti: la cautela, la circospezione e la previdenza. La prudenza viene collegata da Tommaso all’ufficio del comando, tant’è che egli arriva a dire che la prudenza non è necessaria al servo in quanto servo, ma solo a chi esercita il potere. Poi, però, si affretta a dire che, poiché ogni uomo comanda almeno se stesso, allora la prudenza è virtù necessaria a tutti. Quando giunge a riferire del consiglio, Tommaso lo collega direttamente alla misericordia e afferma che: “se la prudenza è propria di chi comanda, il saper consigliare sul da farsi è proprio di chi desidera l’altrui bene senza imporlo e, cioè, di chi ama”. Il consigliare non è mai un manipolare, un forzare la volontà dell’altro per condurlo là dove si vuole, quand’anche si ritenesse che questo “là dove si vuole” fosse la cosa migliore per l’altro. Il consigliere sa dare consigli buoni e non solo buoni consigli, egli si astiene coscientemente dall’avere potere su colui a cui si rivolge. Consigliare non è, dunque, pretendere, sedurre o manipolare; esso sta nello spazio del servire la libertà altrui.

Concludo, ovviamente, con un consiglio: rivolgetevi alla Madonna del buon consiglio, a colei che fin dal “fate quel che vi dirà” pronunciato a Cana, desidera il nostro bene senza tuttavia imporlo; la vergine non ci dà solo un buon consiglio, ma anche un consiglio buono, ogni giorno.

F.G.