Uniti, nella preghiera – II domenica di Quaresima – 25 febbraio 2024: LA FEDE HA BISOGNO DI BELLEZZA

Pubblicato giorno 23 febbraio 2024 - In home page

Monte, nube, voce, capanna, Mosè, ombra, ascolto e parole sono la Rivelazione di Dio.

“Rabbì, è bello per noi essere qui”: la fede ha bisogno di un “che bello” gridato a pieno cuore.

“Chi sei Gesù?”: l’esperienza di bellezza da cui sgorga gioia.

Parliamo, raccontiamo, emozioniamoci, cerchiamoLo, cantiamo, incontriamoLo perché  tutto ha senso e questo senso scorre da ora verso l’eternità.

Quella luce sul monte Tabor, gli abiti che sembrano scampoli di sole, Mosè ed Elia che dialogano con Gesù è la Garanzia che contagia Pietro e gli altri due.

Gesù è felice perché amato dal Padre: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”.

Gesù è felice perché parla dei suoi desideri con i più grandi sognatori della Bibbia: Mosè ed Elia, il liberatore e il profeta.

Gesù è felice perché è vicino a tre ragazzi che non capiscono granché; loro si fidano di Lui, lasciano tutto e lo seguono, per lago e per monti, senza domandare nulla.

Gesù è felice e, in un tempo di Quaresima e di guerre, non ha paura di raccontare la gioia.

Gesù ci invita ad aprire gli occhi di fronte alle difficoltà, alle sofferenze e alla morte.

Gesù ci regala la Sua Compagnia.

Gesù abbraccia i nostri dolori.

“Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”

“Ti imploriamo, Signore, donaci occhi nuovi che non scorrano indifferenti sui problemi della gente. Quelli che abbiamo sono troppo antichi, resi strabici dall’egoismo e fatti miopi dal tornaconto. Donaci Signore, occhi nuovi e uno sguardo di tenerezza”. (Don Tonino Bello)

 

UN ESERCIZIO E UNA PREGHIERA – il segno della croce

“Segnare se stessi con il segno della croce è un Sì visibile e pubblico a Colui che ha sofferto per noi; a Colui che nel corpo ha reso visibile l’Amore di Dio fino all’estremo; al Dio che non governa mediante la distruzione, ma attraverso l’umiltà della sofferenza e dell’amore, che è più forte di tutta la potenza del mondo e più saggia di tutta l’intelligenza e i calcoli dell’uomo. Il segno della croce è una professione di fede: io credo in Colui che ha sofferto per me e che è risorto; in Colui che ha trasformato il segno dello scandalo in un segno di speranza e dell’amore presente di Dio per noi.” (Papa Benedetto XVI)

A.A. (dal sussidio liturgico-pastorale “Quaresima e Pasqua”, ed. San Paolo)