Uniti, nella preghiera – Sabato Santo: LA RESURREZIONE CON GLI OCCHI DI MARIA

Pubblicato giorno 16 aprile 2022 - In home page

Quando tolsero Gesù dalla croce, mi sentii schiodata anch’io: ero sul patibolo con lui!
Me lo deposero tra le braccia: mi sembrò di rivivere l’emozione di quando era bambino e voleva stare sulle mie ginocchia con tenerezza spensierata.
Ora era morto!
Toccai la morte con le mie mani: era vera, era atroce, era fredda come la tomba.
Però Gesù era la Vita: e se la vita attraversa la morte, la morte è vinta: la morte è morta!
Tornai a casa con questi pensieri e accesi la lampada del sabato: guardai quella luce che lottava con le tenebre e le cacciava da un angolo all’altro della stanza.
Quanto fu lungo quel venerdì, quanto fu lunga quella notte!
Con il cuore la passai nel sepolcro, accanto a Gesù, accanto a mio figlio, aspettando!
La mattina del sabato, Pietro e Andrea e Giacomo e Giovanni e Tommaso… vennero nella casa di Marco a respirare l’aria del “cenacolo”, a cercare un ricordo di Gesù, a fermare l’eco vivo delle parole pronunciate soltanto poche ore prima.
Si strinsero tutti attorno a me: e guardammo insieme la lampada ancora accesa e ad un certo momento pensammo tutti la stessa cosa: la lampada di Gesù! La sua luce non può spegnersi, la sua luce tornerà a brillare, perché egli ha detto: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.
Passò quel lungo sabato: il sabato più lungo della mia vita e venne ancora la sera e venne la notte e il buio carico di tristezza. Ma la lampada non volli spegnerla: stava lì a lottare con le ombre, a fermare il buio, ad impedire che le tenebre ingoiassero la festa della luce.
E quando le luci del primo giorno dopo il sabato cominciarono a spuntare, io vegliavo ancora e aspettavo: aspettavo lui!
Una luce improvvisamente mi avvolse come nel giorno dell’Annunciazione e una voce mi entrò nell’anima: “Mamma!”.
Era Gesù, era lui, era la sua voce!
Sentii le note del Magnificat risvegliarsi nel mio cuore, ma fu un attimo: Gesù doveva camminare, doveva percorrere le vie della città, doveva raggiungere la strada di Emmaus e la strada di Damasco, doveva dirigere i suoi passi, il pellegrino della luce e dell’amore, in tutte le latitudini della terra e in tutte le epoche della storia.
A me bastò un bagliore e una voce: “Mamma!”.
E fui piena di gioia.
Mi raccontarono che in quel giorno Gesù andò nel cenacolo, fece vedere agli apostoli le ferite della passione e disse: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”. Che coraggio! Ma ormai niente mi stupiva: Dio è amore infinito e, pertanto, è coraggio infinito, è sfida di ogni paura, è bontà tenace ed indomabile.
Passarono alcuni giorni e continuamente mi giungevano meravigliose notizie: è apparso quando c’era Tommaso e l’ha rimproverato, è apparso lungo le rive del lago di Galilea e ha chiesto a Pietro: “Mi ami più di costoro?”. Glielo ha chiesto tre volte non per rimproverarlo, ma per confermargli tre volte la grande missione di pascere agnelli e pecore: tutti.

(Cardinale Angelo Comastri)

  UN ESERCIZIO E UNA PREGHIERA – “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”

Siamo in attesa della Pasqua: la festa della “rimozione delle pietre”.

Gesù risorge e “allontana le pietre più dure” contro cui vanno a schiantarsi le nostre speranze e le nostre aspettative.

Gesù viene a “fare nuove tutte le cose”, Gesù viene a ribaltare le nostre delusioni, Gesù apre i nostri sepolcri.

Riconosciamo le “nostre pietre”.

Festeggiamo la Pietra Viva.

Ritroviamo il “Vivente”, Colui che “rimuove dai nostri cuori” le pietre più pesanti.

(Papa Francesco, Omelia Veglia Pasquale nella notte santa, 20 aprile 2019)

A.A. (Fonte: Autori Vari)