Uniti, nella preghiera – Sabato Santo: L’ATTESA DELLA FESTA

Pubblicato giorno 18 aprile 2025 - In home page

 “Passo dopo passo, il resto viene” (Ernesto Olivero)

Collocazione provvisoria.

Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce.

La mia, la tua, non solo quella di Cristo.

Coraggio, allora: la tua croce anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”.

Il Calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale.

E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio.

Riconciliamoci con la gioia.

La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e, perfino, la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”.

Da lì le sofferenze del mondo non saranno più i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto.

E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo.

C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato alla morte di Cristo: “Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”.

Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia

Per me è una delle più luminose.

Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di interferire sulla terra.

Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane.

Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra.

Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo.

A.A. (dal sussidio liturgico-pastorale “Quaresima e Pasqua”, ed. San Paolo)