“Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore, chi crede in me non morirà in eterno”.
Siamo a Betània con Marta, Maria e Lazzaro, gli amici di Gesù.
Betània significa “casa del povero”.
Ogni giorno facciamo i conti con le nostre fragilità, con le nostre insicurezze, con le nostre debolezze.
Siamo noi i “poveri” nelle mani di Dio.
Avviciniamoci, mescoliamoci con i familiari di Lazzaro e contempliamo in punta di piedi la bellezza e la dolcezza di questo momento.
Siamo tanti e diversi, ma in mezzo a noi c’è sempre Gesù, la Sua Presenza, la Sua Parola.
“Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio”
Lazzaro è il segno, è l’anticipo della resurrezione di Gesù.
Lazzaro torna alla vita di prima; Gesù entra nei nostri sepolcri, nelle nostre povertà, nei nostri tradimenti.
Gesù ci salva dalla morte.
“Si commosse profondamente” – “Molto turbato”
Gesù, uomo e Figlio di Dio, piange per “ognuno di noi Lazzaro”; noi, suoi amici.
Le sue lacrime irrigano e fecondano la terra; si prepara il germoglio di un seme nascosto, quel chicco di grano caduto che muore per dare frutto.
UN ESERCIZIO E UNA PREGHIERA – il sepolcro: un grembo, non più una tomba – il nostro passaggio dalla morte alla vita
Coraggio!
Rotoliamo via le pietre dai “nostri sepolcri” e lasciamo che Gesù “ci raggiunga”, “ci prenda per mano”, “ci abbracci”, “ci coccoli” e “ci insegni a vivere da vivi”.
Dio ci ama.
Mio Dio, in te confido:
ch’io non resti deluso!
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perchè sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.
A.A. (fonte: QUMRAN2.NET)