Uniti, nella preghiera – Venerdì Santo: IL CALVARIO

Pubblicato giorno 17 aprile 2025 - In home page

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

Un atto di espiazione per coloro che rinnegano la presenza di Dio; per tutti quei cristiani che abbandonano ogni sforzo quando non sentono la vicinanza di Dio; per tutti coloro che identificano l’essere buoni con lo star bene; per tutti gli scettici, iniziando da coloro che gli avevano chiesto: “Chi ti ha mandato?”.

Gesù sta espiando per tutte quelle domande accattivanti di un mondo che continuamente chiede: “Perché esiste il male?”, “Perché Dio non risponde alle mie preghiere?”, “Perché Dio si è portato con sé mia madre?”, “Perché… Perché… Perché?”.

L’espiazione per tutte queste domande si compie nel momento in cui Dio stesso chiede un “Perché?” a Dio.

È l’espiazione per tutta l’indifferenza di un mondo che vive come se non ci fossero mai state una mangiatoia a Betlemme e una croce sul Calvario; per tutti coloro che giocano ignaramente a dadi mentre si sta consumando il dramma della redenzione; per tutti coloro che si sentono degli dei al di sopra di ogni dovere, di ogni religione, di ogni rito, credendosi privi di ogni legame.

Penso che dopo duemila anni l’indifferenza del mondo moderno sia più dolorosa delle pene del Calvario.

Non bisogna credere che la corona di spine e il metallo dei chiodi fossero più terribili per il corpo del nostro Salvatore dell’indifferenza di oggi, che non si cura né di offendere né di lodare il Suo Cuore.

 

UN ESERCIZIO E UNA PREGHIERA – Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito

O Gesù! Nessuno potrà più dire che Dio non conosce le ferite e la perplessità di un cuore che si interroga quando non sente più la presenza divina, visto che per Te, ora, quella stessa presenza sembra nascondersi.

Gesù, ora capisco il dolore, l’abbandono e la sofferenza, poiché vedo che anche il sole si è eclissato. Ma perché, Gesù, trovo così difficile imparare?

Come tu non ti sei costruito la tua propria croce, fa’ sì che anch’io non mi costruisca la mia.

Insegnami ad accettare quella che tu hai preparato per me.

Insegnami a capire che tutto nel mondo è tuo, ad eccezione di una cosa, la mia volontà: poiché questa è l’unica cosa veramente mia, è l’unico dono che io possa farti.

Insegnami a dire: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.

 Anche quando non ti vedo donami la grazia di dire: “Io continuerò a sperare in Te”.

 

“La croce l’abbiamo isolata nel centro storico delle nostre memorie religiose, all’interno della zona archeologica dei nostri sentimenti, ma troppo lontane dalle strade a scorrimento veloce che battiamo ogni giorno” (Don Tonino Bello)

 A.A. (dal sussidio liturgico-pastorale “Quaresima e Pasqua”, ed. San Paolo)